Ribelli 5 Stelle contro Conte: ex parlamentari chiedono i contributi versati durante il mandato. Accuse sul misterioso “tesoretto” e tensioni interne al Movimento.
Nel cuore del Movimento 5 Stelle, tensioni sempre più marcate stanno emergendo tra il leader Giuseppe Conte e un gruppo di ex parlamentari. Questi ultimi, dopo aver appreso dell’esistenza di un presunto “tesoretto” nelle casse del partito, hanno richiesto il rimborso dei contributi volontari versati durante i loro mandati a Montecitorio e Palazzo Madama.
Il “tesoretto” di Conte, ex parlamentari: “Dateci i nostri soldi”
Secondo quanto emerso, ogni parlamentare avrebbe donato circa 2mila euro mensili al partito. Una pratica non documentata ufficialmente, ma consolidata nel tempo.
Tuttavia, la mancata rielezione di molti di loro nel 2022, sommata al superamento della regola del doppio mandato, ha acuito il malcontento, portando alla formazione di un gruppo di “dimenticati” pronti ad agire anche per vie legali.
Il vero nodo della questione riguarda le finanze del Movimento, con un focus sul due per mille e sulle risorse accumulate. Nel 2023, le casse del partito avrebbero contenuto circa due milioni di euro, ma manca chiarezza su come questi fondi siano stati utilizzati.
Alcuni ex parlamentari lamentano che i soldi raccolti per il progetto iniziale del Movimento sarebbero stati dirottati verso l’attuale struttura, percepita come un semplice “partitino di sinistra”.
Tensioni con Beppe Grillo
Anche Beppe Grillo, figura simbolo del Movimento, sembra non essere disposto a lasciare che il “salvadanaio pentastellato” venga gestito senza trasparenza. Secondo fonti vicine al comico genovese, il dissenso riguarda sia la gestione economica sia la direzione politica intrapresa da Conte.
Inoltre, le spese recenti, tra cui la convention nazionale del partito (costata oltre 10mila euro per l’accoglienza), non hanno aiutato a calmare gli animi.
Conte si trova ora in una posizione delicata. Tra il dover rispondere ai dissidenti, garantire trasparenza sui fondi e mantenere l’unità del partito, il rischio di ulteriori fratture è reale.
Come sottolineato dai ribelli: “Abbiamo finanziato qualcosa di diverso dall’ennesimo partitino di sinistra”.
La questione del “tesoretto” potrebbe diventare il simbolo di una crisi più ampia, mettendo alla prova la tenuta del Movimento e del suo leader.